Con l’arrivo delle vacanze estive si diffonde sempre di più la raccomandazione che impone di proteggersi con cautela dai raggi del sole. Ma per quale motivo è necessario prestare così tanta attenzione all’esposizione al sole? Ce lo spiega la farmacia Pelizzo, una delle farmacie di turno di Udine con un vasto reparto di solari e prodotti per la protezione della pelle, anche biologici.
La ragione deve essere individuata nelle conseguenze dannose che i raggi sono in grado di innescare sulla pelle. Non solo eritemi e scottature, ma anche la comparsa di segni precoci di invecchiamento cutaneo. Sul lungo periodo, inoltre, si possono concretizzare danni di natura permanente per le cellule: è noto il collegamento tra l’esposizione al sole e l’aumento delle probabilità di sviluppare carcinomi, basaliomi, melanomi o altre forme tumorali dovute ai raggi UV. Le lesioni precancerose possono essere profonde o superficiali, ma in tutti e due i casi sarebbe opportuno evitarle.
Come si sa, i raggi ultravioletti possono essere distinti in raggi UVA, raggi UVB e raggi UVC. Gli ultravioletti costituiscono il 7 per cento della radiazione solare complessiva; i più pericolosi, almeno in linea teorica, sono gli UVC. Scriviamo “in linea teorica” perché in realtà, a livello pratico, lo strato di ozono dell’atmosfera del nostro pianeta scherma questi raggi, che dunque non possono arrivare fino a noi né provocare danni. Il 5 per cento della radiazione solare UV complessiva, invece, è rappresentata dai raggi UVB, i quali una volta entrati in contatto con la superficie cutanea si bloccano in corrispondenza dell’epidermide. Se ci abbronziamo, il merito è proprio degli UVB, che però hanno una doppia faccia da cui è bene cautelarsi: una prolungata esposizione, infatti, è in grado di causare eritemi e scottature, che nei migliori dei casi si traducono in semplici pruriti ma che in altre circostanze possono trasformarsi in vere e proprie ustioni.
Infine ci sono i raggi UVA, che rappresentano il 95 per cento della radiazione UV complessiva. Si tratta di raggi che possono essere lunghi o corti e che sono presenti anche quando il cielo è nuvoloso, in estate come nel resto dell’anno. A differenza dei raggi UVB, gli UVB riescono a penetrare in profondità e, in particolare, arrivano fino al derma: è qui che innescano la sintesi della vitamina D e attivano la produzione della melanina. Attenzione, però: sono proprio gli UVB i responsabili della velocizzazione del precoce invecchiamento della pelle, del danno cellulare profondo e della proliferazione dei radicali liberi. Essi, inoltre, contribuiscono a rompere le fibre di sostegno della pelle come l’elastina e il collagene. Insomma, sul lungo termine l’esposizione a questi raggi accresce la probabilità di avere a che fare con un tumore cutaneo.
Il 55 per cento della radiazione solare, poi, è costituito dai raggi infrarossi, che però non sono visibili dall’occhio umano. Si tratta di energia raggiante rilasciata a qualsiasi temperatura da tutti i corpi. Una esposizione prolungata può favorire la diffusione dei radicali liberi, i quali – come noto – sono responsabili dell’invecchiamento delle cellule. I raggi infrarossi possono indurre disidratazione e penetrare fino al più profondo strato della pelle, determinando alterazioni dell’elastina e del collagene, ma anche favorendo danni a carico dei melanociti da cui proviene la produzione di melanina.