Chi cerca di ridurre le dosi di caffeina giornaliere, preferisce il caffè decaffeinato. Ma è davvero preferibili a quello normale? E quante tazzine bisogna berne ogni giorno?
Le caratteristiche del caffè decaffeinato
Per ottenere questo tipo di caffè, si estrae la caffeina dal chicco ancora verde (ovvero ancora non tostato), e poi si effettuano processi simili a quelli del caffè normale. A differenziare i vari tipi di caffè decaffeinato, dipendono anche del tipo di solvente usato, e per fare in modo che sia buono, durante il processo di produzione vengono effettuate tre analisi, ovvero quella per il solvente residuo, quella per il grado di umidità e quella del residuo di caffeina.
C’è da dire che questo caffè è ricco di antiossidanti, ma bisogna tenere presente che anche se in quantità ridotte, rimangono sempre delle tracce di caffeina anche in questa bevanda (inferiore allo 0,1 %), ed una quantità moderata in cui assumerne è di circa tre tazzine al giorno, ma ciò dipende anche dal soggetto.
E’ migliore o peggiore del caffè classico? Questo è difficile dirlo, visto che anche quello classico può avere benefici e controindicazione, come quello decaffeinato, ma entrambi dovrebbero essere assunti in dosi giornaliere non eccessive.
Benefici e controindicazioni
Ci sono buoni motivi per scegliere questo tipo di caffè, a cominciare dal fatto che non è eccitante, e quindi non procura insonnia. Inoltre, esso può:
- contrastare il diabete, dato che agisce come inibitore del glucosio;
- non aumenta i livelli di colesterolo cattivo;
- non causa tachicardia, perciò è adatto anche a soggetti che ha problemi cardiaci;
- fa bene al fegato, grazie agli antiossidanti;
- ha proprietà analgesiche, avendo un’azione vasocostrittrice;
- è ipocalorico, e perciò è indicato per chi segue una dieta dimagrante;
- si può assumere durante la gravidanza e l’allattamento, ma sempre in quantità moderate;
- migliora la concentrazione, e può rallentare anche dei processi di degenerazione delle cellule cognitive;
- è più digeribile, e quindi è adatto per chi soffre di gastrite o altri problemi relativi alla digestione, ma sempre se assunto in dosi contenute.
C’è chi si chiede se fa male, e a tale quesito non c’è una risposta definitiva. Tutto dipende dalle quantità assunte e dai soggetti, che possono essere più sensibili di altri, e c’è da considerare anche la sua lavorazione, e della quantità di agenti chimici usati.
Essendo tostato ad alte temperature, secondo l’OMS, può essere dannoso perché potrebbe sviluppare sostanze cancerogene. Durante la tostatura del caffè, infatti, la cellulosa dei chicchi viene arsa e si sviluppa una sostanza tossica, l’acrilammide, che effettivamente è una portatrice potenziale di tumori.
Dovrebbero evitare la sua assunzione anche i bambini (che sono più sensibili alla caffeina), che soffre di ipertensione visto che è un vasocostrittore, e chi è soggetto a coliti, ulcere, gastriti e problemi di reflusso gastrico.